Due domande a… Miriam Hurley


Due domande a… Miriam Hurley (https://miriamhurley.com/it/), sull’importanza di tradurre verso la propria lingua madre.

Che tipi di testi traduci e quali sono le tue specializzazioni? 

Al momento ho una bella varietà di testi. Le mie specializzazioni sono design, turismo e le scienze sociali. Traduco anche spesso i siti e profili LinkedIn dei colleghi.

I testi che sto traducendo in questi tempi danno un’idea di questa varietà: un libro molto interessante sulla storia spagnola post-franchista, un catalogo di una mostra sui progetti d’architettura e urbanistica dell’Europa dell’Est, il blog e schede prodotti di un negozio online di arredi di design, il blog di un albergo, i comunicati stampa per una ONG e il nuovo sito di una traduttrice EN e SP>IT. 

Sto facendo anche il coaching per l’ottimizzazione di LinkedIn per i miei colleghi traduttori.   

Perché secondo te è importante che i traduttori lavorino solo verso la loro lingua madre e non verso la lingua straniera?

Lo so che è un tema delicato perché si rischia di offendere i tanti traduttori che invece dicono di tradurre “da e a” le varie lingue. Secondo me, è possibile ma rarissimo tradurre bene verso la seconda lingua. Ho conosciuto direttamente forse 1 o 2 casi di queste eccezioni.

Lo considero un po’ come l’accento per la lingua parlata. Chi comincia a parlare una lingua dopo una certa età (forse 10–14 anni è il “point of no return”) avrà sempre un accento. Io potrei vivere altri 50 anni in Italia, fino alla morte, e avrò sempre e comunque il mio accento americano toscanizzato. Per la traduzione, la “madrelingua” è di solito quella in cui hai imparato a scrivere sul serio, di solito alla scuola superiore, e poi hai rafforzato all’università. Anche se una persona può scrivere bene nella seconda lingua, tradurre è un altro discorso e nel 99,99% dei casi ci vuole proprio “l’orecchio” di una madrelingua. Va detto anche che non basta essere madrelingua.

La traduzione peggiore che io abbia mai corretto è stata fatta da un inglese, che è pure uno scrittore, ma che non sapeva leggere bene l’italiano e soprattutto non sapeva tradurre. Gli elementi fondamentali sono essere madrelingua, scrivere bene nella tua madrelingua (e non è per niente scontato), sapere bene la seconda lingua e saper tradurre. Se manca uno di questi pilastri, l’edificio non regge!

E aggiungiamo anche un quinto pilastro: bisogna capire bene l’argomento del testo. Di certi testi giuridici, per esempio, non capisco un tubo né in italiano né in inglese!

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